domenica 26 dicembre 2010

Nobody, la sedia coperta o la coperta sedia?

Una coperta poggiata su una sedia lascia intravedere la forma che c'è sotto, il bello è che sotto non c'è niente, è la coperta che è sedia, la copertura offusca la forma e allo stesso tempo fa un accenno ad essa. Da questa metafora nasce la sedia Nobody, progettata dallo studio danese Komplot che utilizzando una tecnica di produzione presa in prestito dall'industria automobilistica, produce in un singolo processo questa interessante sedia.

Il materiale utilizzato è feltro industriale composto principalmente di bottiglie di plastica riciclate in PET, il feltro è messo in una enorme pressa termica (termo-pressatura) dalla quale esce la sedia finita, non ha nessun tipo di telaio, non contiene colle o resine, è leggera e impilabile è facile da pulire e il materiale ha delle ottime caratteristiche acustiche rendendola adatta per sale concerti o conferenze.

Nobody ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra i quali:

- Winner of DESIGN PLUS 2009 Award / Material Vision by German Design Council.
- MACHINA DESIGN AWARD 2009
in category "making the world better" - for eco-values, PL
-Winner of the 1st place in category “Home Interior Furniture”

IDA08 - International Design Awards, USA (LA)
-Nominated to: Best in International Design Over Last 12 Months.
London Design Museum: "DESIGNS OF THE YEAR" 2008, GB

-The Forum AID Award - Best Nordic product design 2008
Winner: NOBODY Chair for HAY.
-Crafts and Design Biennial Prize 2007 for "NOBODY" chair for Hay.


é prodotta e commercializzata da HAY.

martedì 21 dicembre 2010

Design for Poverty. Rain Drops.

E' del 2008 il concorso istituito da Yanko Design in collaborazione con Blog Action Day e intitolato "Design for Poverty International Contest", dal quale abbiamo tratto questo interessante progetto di riuso delle bottiglie in PET.

Il tema del concorso riguarda il come affrontare la complessità del problema povertà nel mondo, uno stimolo rivolto a migliaia di progettisti nel cercare delle soluzioni possibili, tramite il progetto, per contribuire a risolvere, o quantomeno a riflettere, sulle condizioni che la povertà crea. La risposta non si è fatta attendere, più il tema è ostico più la creatività si mette in moto e tra le centinaia di proposte pervenute si è arrivati alla premiazione che vede al primo posto Rain Drops, di Evan Gant, una riserva e purificazione d'acqua creta con il riutilizzo di bottiglie di PET.

Il sistema è semplice ma molto efficace, partendo dal presupposto che l'acqua piovana è una risorsa in gran parte non sfruttata, è stato analizzato il processo di raccolta dell'acqua che è costituita da tre componenti principali: un bacino d'utenza (in genere un tetto), un sistema di grondaie e un deposito d'acqua. L'area di deposito dell'acqua è di gran lunga la parte più costosa di questo sistema, che lo rende fuori dalla portata di molte famiglie.

Il sistema Rain Drops permette alle persone di adattare in modo semplice bottiglie di plastica standard a un sistema di grondaie esistenti per la raccolta dell'acqua piovana. I vantaggi sono molteplici, oltre a quelli economici, la riserva è formata da tante bottiglie, quindi più semplici da pulire e da sostituire, se ne recuperano moltissime altrimenti destinate alla discarica, l'acqua che si raccoglie, essendo sottoposta ai raggi del sole e al calore (processo chiamato SODIS che rimuovere microrganismi patogeni che causano le malattie) si purifica e contribuisce all'igiene delle persone, anche tramite un dispositivo che la rende acqua corrente e ancora la possibilità delle popolazioni di non subire la sudditanza ai poteri che si genera nelle zone dove la mancanza d'acqua provoca corruzione, malavita, mafie.

Oltre a questo progetto vi invito a guardare le altre proposte arrivate al concorso, tutte degne d'interesse.

mercoledì 15 dicembre 2010

L'albero di Natale più giusto è in PET.

A Natale ci si sente tutti più buoni, sia verso gli altri che verso noi stessi, ma verso la natura? Si fa veramente il possibile per rispettarla? Rispettare la natura e l'ambiente che ci circonda non vuol dire amare gli altri e se stessi? Allora facciamo un gesto concreto, non compriamo alberi destinati a morire o provenienti da processi industriali inquinanti e poco attenti al futuro del mondo, creiamoci il nostro albero, mettiamo alla prova il nostro ingegno e divertiamoci a creare un albero unico. Qui di seguito alcuni esempi molto interessanti, utili per stimolare la nostra creatività e fare del PET il materiale del Natale. Buon divertimento e se volete inviatemi la foto del vostro albero la pubblicherò molto volentieri.
Per approfondire questo esempio del designer Fabrice Peltier guardate questi link da dove sono state prese le immagini :
http://www.odditycentral.com/pics/christmas-trees-made-from-plastic-bottles.html
http://atelier29.blogspot.com/2009/12/christmas-tree-made-from-used-plastic.html

Qui invece una raccolta di un po di alberi in PET e non solo, sparsi per il mondo. A questo link troverete vari esempi di riuso molto interessanti e non molto complicati da realizzare:
http://webecoist.com/2009/12/03/18-clever-christmas-trees-created-with-recycled-materials/

Qui un esempio, con tanto di istruzioni, realizzabile a casa in modo semplice, se mai con bottiglie di diverso colore e dimensione:
http://en.wikinoticia.com/

Buon divertimento!!

giovedì 9 dicembre 2010

I premi fanno sempre piacere.

Sono contento di comunicare l'importante riconoscimento ricevuto da un prodotto che nei mesi passati abbiamo pubblicato e per il quale insieme a tutte le line eko-logic di Origine abbiamo speso numerosi post, augurandoci 1000 di questi premi e prodotti pubblicheremo ancora con entusiasmo e gratitudine l'ottimo lavoro di questa squadra di professionisti.

Il prodotto vincitore del secondo premio del concorso europeo EPRO - Best Recycled Product Award è il trolley eko84 del quale abbiamo già scritto e ripubblichiamo qualche immagine.


Consiglio di dare uno sgurdo al concorso istituito da Epro per capire il valore del premio ricevuto da Eko84, Buona visione!

domenica 28 novembre 2010

10 idee per riutilizzare le bottiglie in PET.

Una giovane coppia appassionata ad uno stile di vita sostenibile mette a disposizione della comunità le numerose esperienze maturate nel corso del tempo tramite un sito ricco e ben fatto, Vela Creations.


Il sito è diviso in sezioni ed offre risposte un po a tutto, spaziando dall'energia ai rifiuti, dalla cucina al fai da te. Noi pubblichiamo, come sempre, le 10 idee più un oggetto in produzione che riguardano il riuso delle bottiglie in PET.


Sono idee quasi tutte semplici, avvolte anche banali, ma utili per ricordare che riusare è anche meglio di riciclare. Ed ecco le dieci idee, si comincia con una trappola per zanzare che segue il principio della nassa, utilizzando come esca un composto con lievito, zucchero e acqua.


La seconda è la creazione di una paletta per compost o mangimi, la terza sono semplici contenitori, la quarta è la creazione di una mini serra di protezione alle piantine dell'orto, la quinta è una formina per fare biscotti, la sesta è l'utilizzo di una bottiglia a bocca larga per fare il burro, la settima è l'utilizzo delle bottiglie come mattoni, possibilità già ampiamente documentata nei vari post (1, 2, 3) del blog, l'ottava utilizza il collo delle bottiglie più piccole per la realizzazione di lampadine a led, la nona è la creazione di un recinto elettrico dove le bottiglie servono per reggere il filo dove passa la corrente, la decima è l'utilizzo della bottiglia per fare del ghiaccio.


L'undicesima idea è molto carina e prevede l'acquisto di un oggetto prodotto da
Hummingbird, un azienda a conduzione familiare situata in Texas, che commercializza un piatto al quale si avvita una bottiglia in PET precedentemente riempita con acqua o mangime per uccelli creando una preziosa riserva.



Un modo economico per rendere il nostro giardino o terrazzo accogliente anche per gli uccelli.
Fonte delle immagini:
http://www.velacreations.com
http://www.thehummingbirdstore.com

domenica 31 ottobre 2010

Barriere galleggianti contro le fuoriuscite di petrolio.

Con le bottiglie di PET si può fare anche questo, bloccare il petrolio. Riutilizzando le bottiglie destinate alle discariche i designers Min A Namgung & Jangwoon Kim hanno elaborato un progetto dalle caratteristiche molto interessanti, concettualmente semplice ed eticamente forte.


Il progetto è un arnese in gomma dove da un lato si avvita il becco di una bottiglia e dall'altra si incastra il fondo di un altra bottiglia creando così una maglie capace di comporre una catena infinita.

Questo tipo di barriere potevano essere usate per il disastro ambientale successo nel golfo del Messico a causa dell'esplosione di una piattaforma petrolifera della British Petroleum, non ancora risolta e che provocherà danni all'ambiente per decine di anni, speriamo di non avere più bisogno di progetti come questo per tamponare i disastri provocati dalla cecità umana. Per capire meglio e approfondire questo piccolo ma pregevole oggetto vi rimando al concept qui di seguito riportato.



martedì 19 ottobre 2010

I fiori di Gulnur.

Gülnur Özdağlar ha imparato a stupirci, le sue nuove creazioni della serie "inner nature" (natura interiore) sono la prova della grande perizia tecnica e creativa che l'artista ha acquisito nel tempo utilizzando il PET come materiale predominante.


L'ispirazione alle forme naturali con la reinterpretazione di varie specie di fiori è un tema affascinante che Gulnur, grazie alle bellissime foto e all'uso sapiente del materiale, rende uniche ed emozionanti,


Inserisci linkcontinueremo a seguire le sue creazioni con molto interesse.
se volete acquistare le sue creazioni:
http://www.etsy.com/shop/gulguvenc
http://minthe.jetshop.se/
http://www.odc-paris.com/products/tertium
http://www.envi.me/brand.php?id=44
sito internet:
http://www.gulnurozdaglar.com/index.html
http://gulguvenc.blogspot.com/

giovedì 14 ottobre 2010

Il Pet riciclato si può utilizzare!

Da poco più di due mesi è entrata in vigore un Decreto ministeriale che rende questo paese un pò più civile.

Si tratta del Dm Salute 18 maggio 2010, n. 113 aggiornamento del Dm 21 marzo 1973 - relativo alle Bottiglie in polietilentereftalato riciclato, pur essendo abbastanza restrittivo è pur sempre un passo avanti che si attendeva da quasi 40 anni, così il Pet riciclato potrà derogare al divieto stabilito dall'articolo 13 del Dm 21 marzo 1973 relativo all'impiego di materiale plastico riciclato usato nella preparazione di oggetti destinati a venire in contatto con alimenti.

Ai fini della deroga, le bottiglie di recupero devono essere costituite da Pet originariamente idoneo al contatto con alimenti mentre i produttori di bottiglie potranno utilizzare solo PET riciclato accompagnato da una documentazione atta a dimostrare, mediante un challenge test, che il processo di riciclo utilizzato sia in grado di garantire la conformità dell'oggetto finito ai requisiti di idoneità di cui all'art. 3 del Regolamento CE n. 1935/2004. Le bottiglie dovranno comunque contenere almeno il 50% di Pet vergine e potranno essere utilizzate per le sole acque minerali naturali.



Attendiamo se dopo questo importante passo avanti sia Ferrarelle spa, che aveva già da tempo parlato del progetto b2b (bottle to bottle) un progetto per il recupero e il reimpiego del Pet, che le altre importanti aziende italiane mettano in atto quei processi virtuosi che tutti i consumatori si attendono!
fonte immagini: Montello spa
fonte parte del testo: La Perfetta Letizia

sabato 2 ottobre 2010

Inimmaginabili gioielli di Wanda Romano

Siete ancora dell'idea che riusare il PET derivante da contenitori post-consumo sia solo un esercizio creativo? Che produce oggetti di poco valore? Che non sia capace di trasmettere emozioni?
Sono sicuro che questa volta cambierete idea! Si, sono sicuro che dopo aver visto i gioielli creati da Wanda Romano cambierete idea. Sono gioielli che trasmettano emozioni inaspettate pur essendo quasi tutti di PET, si perchè attorno al PET, che la fa da padrone, c'è pure un po d'oro e di pietre preziose che, credetemi, passano in secondo piano. Per presentare l'artista e le sue creazioni nel modo migliore vi riporto integralmente un ottimo e completo articolo di Gloria Caminiti pubblicato sulla rivista Plastix n°2, Marzo 2009, rivista tecnica sulle materie plastiche, edita da Tecniche Nuove.

Wanda Romano
Gioielli controcorrente

Fiammate di colore, forme inusuali, trasparenze che si librano, si confondono e si arrampicano a formare anelli dallo straordinario fascino. Sono le creazioni in PET dell’artista designer Wanda Romano, i cui progetti sono nati da anni di sperimentazione sui materiali di riciclo.


vanno controcorrente: sono oggetti di lusso, ma hanno umili origini. Nascono dalla passione per la ricerca e dall’insolito piacere di sovvertire le regole più comuni. Appartengono alla categoria del ‘design art’ e sono, infatti, uno straordinario mix di arte scultorea, oreficeria e design. Sono così gli anelli di Wanda Romano, artista formatasi in scenografia all’Accademia di Brera e con un background di artigianalità sartoriale, oggi residente a Madrid. “Il mio lavoro – afferma – si muove tra il design e l’arte. Gli oggetti prodotti sono tutti pezzi unici e nascono per essere indossati. Inoltre, appaiono fragili, mentre sono estremamente resistenti”. La sua produzione è autofinanziata. Una volta realizzati, i bijoux vengono proposti a gallerie d’arte, musei o collezionisti. Per lo più modellati da un’unica forma piana, gli anelli sono creazioni che sembrano librarsi nello spazio: si aprono e si sfrangiano per adattarsi alla mano. Forme e colori si mescolano in un vortice dal forte cromatismo e dalle sinuosità inusuali. Talvolta, l’anello si arrampica, segue il dorso della mano e arriva fino al polso, dando vita a un bracciale”. L’ultima esposizione a cui ho partecipato – precisa l’artista – è stata al museo Plart di Napoli: un’installazione personale con 54 pezzi di gioielleria, più 10 broches nate per l’occasione”.

Dalla materia all’idea
“La mia vita professionale – racconta Wanda Romano – ha seguito una traiettoria anomala. Ho lavorato come insegnante e, parallelamente, ho iniziato la ricerca su materiali di riciclo. Tale lavoro, i cui inizi risalgono a dieci anni fa, mi ha portato a sperimentare materiali di scarto quotidiano, tra cui il più interessante è risultato il PET, una macromolecola con caratteristiche particolari: trasparenza, flessibilità e resistenza”. I progetti dell’artista designer nascono da uno studio approfondito del materiale, da cui lei stessa part
e per elaborare l’idea. Ciò che più affascina Wanda Romano è proprio il processo di trasformazione che la materia subisce, per cui dei gioielli nascono dal riciclaggio del polietilene tereftalato, lo stesso delle bottiglie per bevande, oggetti estremamente comuni della nostra quotidianità. Ne risulta una combinazione che ha il fascino del vetro, ed è resistente e leggera. “In un contesto come quello attuale – sottolinea –, le materia plastiche sono sempre più diffuse e utilizzate tra l’altro come contenitori e involucri per alimenti. Il riciclo è spesso un problema per l’ambiente, dato che la loro fusione provoca esalazioni tossiche. Da un punto di vista puramente estetico, però, questi involucri hanno consistenza e colori straordinari”.

Il PET e i suoi perché
Tra le molteplici plastiche trovate negli scaffali dei supermercati, il materiale prescelto per la realizzazione dei gioielli è stato il PET. La scelta è stata dettata, come si è visto, dalla consistenza, dalla duttilità, dalle caratteristiche di trasparenza e di colore di questo materiale. “Il lavoro ottenuto con il PET è legato all’idea di gioiello/scultura da indossare, quindi di un oggetto che vesta la mano e che non sia un semplice ornamento
– osserva la designer –. Il materiale, leggero e resistente, si presta per la realizzazione di anelli di grande dimensioni, ma facili da indossare e di notevole effetto estetico”. Tra gli obiettivi prioritari di Wanda Romano c’è anche quello di dare nuova vita al materiale plastico, ovviamente decontestualizzandolo e modellandolo sapientemente. “La materia, così lavorata, rinasce e diventa gioiello vero e proprio – dice –, con preziose nuance cromatiche e con trasparenze che trasmettono fragilità e rigore tecnico. Nel contempo si rivelano contrasti e armonie che rendono l’oggetto misterioso”.

Un mix di oreficeria, sartoria e arte vetraria
Ogni pezzo di Wanda Romano parte da un progetto, ma è anche il frutto di un quid imponderabile, dovuto alla reazione della materia al calore. “È per questo che considero l’imponderabile parte integrante del mio lavoro – segnala l’artista –. Certo l’acquisizione di competenza tecnica è stato un percorso fondamentale, ma non immediato, proprio per le caratteristiche intrinseche alla materia. Con una pratica continua, ho potuto raggiungere e mettere a punto una tecnica tra oreficeria (per gli strumenti utilizzati), sartoria (per il taglio che viene fatto per dare forma al PET) e quella dei maestri vetrai (per le finiture necessarie). Messa a punto la tecnica, le infinite possibilità del materiale mi hanno permesso di sperimentare forme e volumi inaspettati e in continua evoluzione”. Così, dopo una fiammata, il colore allo stato fluido scorre sul banco di lavoro e prende forma, componendosi in lingue e ricci di sorprendente tridimensionalità. Scaturiscono singolari forme anatomiche, volumi architettonici impensabili, limpide trasparenze che nobilitano il PET, divenuto gioiello. Qua e là un piccolo punto di cucitura trattiene ora una voluta ora un petalo. I confini tra arte e design, in questo caso, sono davvero labili. È per ciò che, secondo Wanda Romano, un bravo designer deve avere sensibilità, ma anche la capacità di captare le idee e di concretizzarle. “Il nostro compito è rendere visibili e tangibili le idee. Ritengo anche fondamentale che le mie creazioni siano usate e, in questo modo, continuino a essere vive”.

Vicini alla natura
Bijoux dalla forte valenza estetica, i gioielli di Wanda Romano hanno anche un significativo impatto concettuale: nascono da un materiale di scarto, che rappresenta un problema per l’ambiente, e si trasformano in un oggetto dalla forte identità, prezioso al pari di un gioiello fatto con materiali ‘nobili’ e convenzionali. “I motivi floreali, scelti per la realizzazione degli anelli – aggiunge la designer –, sono di ispirazione vagamente Liberty e a loro volta alludono alla capacità della materia plastica di avvicinarsi alla natura con forme e colori. Infatti, i miei anelli hanno la forma di fiori, foglie e volute, elementi che richiamano anche l’acqua per la fluidità delle linee e le trasparenze”. L’assemblaggio di tutti questi elementi avviene calibrando colore e forme direttamente sulla mano, per dare all’oggetto vestibilità. “Sovrapponendo gli elementi plastici – continua la Romano – si possono ottenere sfumature infinite che, grazie alle trasparenze, permettono di giocare con gli effetti di luce. Luce e colori che, ancora una volta, richiamano la natura e ci riportano alle trasparenze e alla ricchezza barocca dei vetri di Murano. L’apparente fragilità contrasta con l’essenza stessa dell’oggetto, indistruttibile come la materia di cui è composto”.

‘Ambaryoro’, il valore dell’idea
La sperimentazione è parte integrante del lavoro e del processo creativo di Wanda Romano. Tra le sue produzioni, l’anello ‘Ambaryoro’ rappresenta un’importante tappa evolutiva della sua ricerca. È infatti il primo pezzo realizzato in PET e oro. “A differenza dei tradizionali gioielli – spiega la designer – qui l’oro è assolutamente secondario alla plastica. È il PET, sapientemente lavorato, a fare il gioiello, mentre il metallo prezioso serve solo come supporto. Plastica e oro, dunque, hanno lo stesso valore e rappresentano l’essenza del mio modo di concepire il design, per cui il valore è espresso esclusivamente dall’idea”. La difficoltà maggiore nella realizzazione del gioiello è stata il far dialogare i due materiali, in modo che il metallo non risultasse troppo pesante. Da qui la soluzione: creare un supporto diviso in due cerchi, che assolvono a una funzione estetica – in quanto danno leggerezza all’oggetto – ma hanno anche una funzione pratica, visto che creano maggiore presa per insertare la parte con PET. FINE

Altro post di gioielli di PET.

sabato 25 settembre 2010

Stampaggio ad iniezione PET Post Consumo

Torno dopo un po di tempo di inattività con una interessante segnalazione ricevuta da Stefano Corinaldesi, ospite gradito del Blog, che ci aggiorna sulle sue sperimentazione di riciclo del PET e altri materiali ricreandone di nuovi con prestazioni tecniche da specialisti, che ci auguriamo possano trovare il giusto riscontro.
Riporto integralmente i file ricevuti e la mail di accompagnamento.
"Da un esperienza fatta relativa all'utilizzo di un PET Post Consumo. Tale PET è stato prelevato dagli impianti di recupero allo stato amorfo. Sono stati introdotti poi degli additivi tenacizzanti che hanno consentito di stampare ad iniezione la scaglia amorfa ed ottenere un pezzo stampato senza problmemi di fragilità. Il peso specifico di detto materiale è circa 1.15 gr/cm3. A disposizione per eventuali chiarimenti cordialmente Stefano Corinaldesi, corinaldesi@live.it.