sabato 2 ottobre 2010

Inimmaginabili gioielli di Wanda Romano

Siete ancora dell'idea che riusare il PET derivante da contenitori post-consumo sia solo un esercizio creativo? Che produce oggetti di poco valore? Che non sia capace di trasmettere emozioni?
Sono sicuro che questa volta cambierete idea! Si, sono sicuro che dopo aver visto i gioielli creati da Wanda Romano cambierete idea. Sono gioielli che trasmettano emozioni inaspettate pur essendo quasi tutti di PET, si perchè attorno al PET, che la fa da padrone, c'è pure un po d'oro e di pietre preziose che, credetemi, passano in secondo piano. Per presentare l'artista e le sue creazioni nel modo migliore vi riporto integralmente un ottimo e completo articolo di Gloria Caminiti pubblicato sulla rivista Plastix n°2, Marzo 2009, rivista tecnica sulle materie plastiche, edita da Tecniche Nuove.

Wanda Romano
Gioielli controcorrente

Fiammate di colore, forme inusuali, trasparenze che si librano, si confondono e si arrampicano a formare anelli dallo straordinario fascino. Sono le creazioni in PET dell’artista designer Wanda Romano, i cui progetti sono nati da anni di sperimentazione sui materiali di riciclo.


vanno controcorrente: sono oggetti di lusso, ma hanno umili origini. Nascono dalla passione per la ricerca e dall’insolito piacere di sovvertire le regole più comuni. Appartengono alla categoria del ‘design art’ e sono, infatti, uno straordinario mix di arte scultorea, oreficeria e design. Sono così gli anelli di Wanda Romano, artista formatasi in scenografia all’Accademia di Brera e con un background di artigianalità sartoriale, oggi residente a Madrid. “Il mio lavoro – afferma – si muove tra il design e l’arte. Gli oggetti prodotti sono tutti pezzi unici e nascono per essere indossati. Inoltre, appaiono fragili, mentre sono estremamente resistenti”. La sua produzione è autofinanziata. Una volta realizzati, i bijoux vengono proposti a gallerie d’arte, musei o collezionisti. Per lo più modellati da un’unica forma piana, gli anelli sono creazioni che sembrano librarsi nello spazio: si aprono e si sfrangiano per adattarsi alla mano. Forme e colori si mescolano in un vortice dal forte cromatismo e dalle sinuosità inusuali. Talvolta, l’anello si arrampica, segue il dorso della mano e arriva fino al polso, dando vita a un bracciale”. L’ultima esposizione a cui ho partecipato – precisa l’artista – è stata al museo Plart di Napoli: un’installazione personale con 54 pezzi di gioielleria, più 10 broches nate per l’occasione”.

Dalla materia all’idea
“La mia vita professionale – racconta Wanda Romano – ha seguito una traiettoria anomala. Ho lavorato come insegnante e, parallelamente, ho iniziato la ricerca su materiali di riciclo. Tale lavoro, i cui inizi risalgono a dieci anni fa, mi ha portato a sperimentare materiali di scarto quotidiano, tra cui il più interessante è risultato il PET, una macromolecola con caratteristiche particolari: trasparenza, flessibilità e resistenza”. I progetti dell’artista designer nascono da uno studio approfondito del materiale, da cui lei stessa part
e per elaborare l’idea. Ciò che più affascina Wanda Romano è proprio il processo di trasformazione che la materia subisce, per cui dei gioielli nascono dal riciclaggio del polietilene tereftalato, lo stesso delle bottiglie per bevande, oggetti estremamente comuni della nostra quotidianità. Ne risulta una combinazione che ha il fascino del vetro, ed è resistente e leggera. “In un contesto come quello attuale – sottolinea –, le materia plastiche sono sempre più diffuse e utilizzate tra l’altro come contenitori e involucri per alimenti. Il riciclo è spesso un problema per l’ambiente, dato che la loro fusione provoca esalazioni tossiche. Da un punto di vista puramente estetico, però, questi involucri hanno consistenza e colori straordinari”.

Il PET e i suoi perché
Tra le molteplici plastiche trovate negli scaffali dei supermercati, il materiale prescelto per la realizzazione dei gioielli è stato il PET. La scelta è stata dettata, come si è visto, dalla consistenza, dalla duttilità, dalle caratteristiche di trasparenza e di colore di questo materiale. “Il lavoro ottenuto con il PET è legato all’idea di gioiello/scultura da indossare, quindi di un oggetto che vesta la mano e che non sia un semplice ornamento
– osserva la designer –. Il materiale, leggero e resistente, si presta per la realizzazione di anelli di grande dimensioni, ma facili da indossare e di notevole effetto estetico”. Tra gli obiettivi prioritari di Wanda Romano c’è anche quello di dare nuova vita al materiale plastico, ovviamente decontestualizzandolo e modellandolo sapientemente. “La materia, così lavorata, rinasce e diventa gioiello vero e proprio – dice –, con preziose nuance cromatiche e con trasparenze che trasmettono fragilità e rigore tecnico. Nel contempo si rivelano contrasti e armonie che rendono l’oggetto misterioso”.

Un mix di oreficeria, sartoria e arte vetraria
Ogni pezzo di Wanda Romano parte da un progetto, ma è anche il frutto di un quid imponderabile, dovuto alla reazione della materia al calore. “È per questo che considero l’imponderabile parte integrante del mio lavoro – segnala l’artista –. Certo l’acquisizione di competenza tecnica è stato un percorso fondamentale, ma non immediato, proprio per le caratteristiche intrinseche alla materia. Con una pratica continua, ho potuto raggiungere e mettere a punto una tecnica tra oreficeria (per gli strumenti utilizzati), sartoria (per il taglio che viene fatto per dare forma al PET) e quella dei maestri vetrai (per le finiture necessarie). Messa a punto la tecnica, le infinite possibilità del materiale mi hanno permesso di sperimentare forme e volumi inaspettati e in continua evoluzione”. Così, dopo una fiammata, il colore allo stato fluido scorre sul banco di lavoro e prende forma, componendosi in lingue e ricci di sorprendente tridimensionalità. Scaturiscono singolari forme anatomiche, volumi architettonici impensabili, limpide trasparenze che nobilitano il PET, divenuto gioiello. Qua e là un piccolo punto di cucitura trattiene ora una voluta ora un petalo. I confini tra arte e design, in questo caso, sono davvero labili. È per ciò che, secondo Wanda Romano, un bravo designer deve avere sensibilità, ma anche la capacità di captare le idee e di concretizzarle. “Il nostro compito è rendere visibili e tangibili le idee. Ritengo anche fondamentale che le mie creazioni siano usate e, in questo modo, continuino a essere vive”.

Vicini alla natura
Bijoux dalla forte valenza estetica, i gioielli di Wanda Romano hanno anche un significativo impatto concettuale: nascono da un materiale di scarto, che rappresenta un problema per l’ambiente, e si trasformano in un oggetto dalla forte identità, prezioso al pari di un gioiello fatto con materiali ‘nobili’ e convenzionali. “I motivi floreali, scelti per la realizzazione degli anelli – aggiunge la designer –, sono di ispirazione vagamente Liberty e a loro volta alludono alla capacità della materia plastica di avvicinarsi alla natura con forme e colori. Infatti, i miei anelli hanno la forma di fiori, foglie e volute, elementi che richiamano anche l’acqua per la fluidità delle linee e le trasparenze”. L’assemblaggio di tutti questi elementi avviene calibrando colore e forme direttamente sulla mano, per dare all’oggetto vestibilità. “Sovrapponendo gli elementi plastici – continua la Romano – si possono ottenere sfumature infinite che, grazie alle trasparenze, permettono di giocare con gli effetti di luce. Luce e colori che, ancora una volta, richiamano la natura e ci riportano alle trasparenze e alla ricchezza barocca dei vetri di Murano. L’apparente fragilità contrasta con l’essenza stessa dell’oggetto, indistruttibile come la materia di cui è composto”.

‘Ambaryoro’, il valore dell’idea
La sperimentazione è parte integrante del lavoro e del processo creativo di Wanda Romano. Tra le sue produzioni, l’anello ‘Ambaryoro’ rappresenta un’importante tappa evolutiva della sua ricerca. È infatti il primo pezzo realizzato in PET e oro. “A differenza dei tradizionali gioielli – spiega la designer – qui l’oro è assolutamente secondario alla plastica. È il PET, sapientemente lavorato, a fare il gioiello, mentre il metallo prezioso serve solo come supporto. Plastica e oro, dunque, hanno lo stesso valore e rappresentano l’essenza del mio modo di concepire il design, per cui il valore è espresso esclusivamente dall’idea”. La difficoltà maggiore nella realizzazione del gioiello è stata il far dialogare i due materiali, in modo che il metallo non risultasse troppo pesante. Da qui la soluzione: creare un supporto diviso in due cerchi, che assolvono a una funzione estetica – in quanto danno leggerezza all’oggetto – ma hanno anche una funzione pratica, visto che creano maggiore presa per insertare la parte con PET. FINE

Altro post di gioielli di PET.

1 commento:

  1. Salve :) Faccio anche io gioielli dalle butiglie di plastica...
    http://foxy-jewellery.com/gallery.php?series=10

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